lunedì 11 febbraio 2013

Come e perchè distruggere la scuola pubblica, una profezia di Calamandrei


di Daniela Pia (*)
Il discorso che Calamandrei tenne al congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale , a Roma l’11 febbraio 1950 me lo porto appresso come uno scapolare. Quando le forze mi abbandonano, in questo mestiere così totalizzante, lo riprendo in mano e ne traggo conforto.
Come sia potuto essere così preveggente lo lascio dedurre a chi legge. La cosa che mi lascia sconcertata è la constatazione del fatto che...
la politica degli ultimi vent’ anni è stata incapace di fronteggiare la deriva , nonostante disponesse di strumenti di analisi assai sofisticati per comprendere che il monito di Calamandrei si stava avverando con la complicità e l’ignavia delle diverse parti politiche. Lo aveva capito bene Gaber quando continuava a chiedersi “cos’è la destra e cos’ è la sinistra”. Infatti per quanto concerne la dismissione  del ruolo di tutela della scuola pubblica da parte dello Stato,  fra destri e sinistri è difficile riconoscere le differenze, una cosa è certa, hanno prevalso i “sinistri scopi” partiamo da un dato: le immatricolazioni degli studenti universitari sono diminuite negli ultimi otto anni del 17% . Questa selezione “innaturale” però non ha colpito equamente i diplomati di tutti gli indirizzi, infatti, dal 2003 al 2012 coloro che sono approdati all’università dai licei sono aumentati dell’8%. Il crollo delle iscrizioni universitarie ha colpito soprattutto coloro che provengono dai tecnici (meno 44%) e dai professionali (meno 37%) cioè coloro che provengono dalle famiglie meno abbienti.
Diceva  Calamandrei.
 “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto”.
Lo sa bene il venditore di bufale nazionale , che in questi giorni ha iniziato la sua  promozione a prezzi stracciati affermando che siccome nelle scuole ci sono anche INSEGNANTI DI SINISTRA,  alle famiglie deve essere data la  possibilità di accedere a UN BONUS PER MANDARE I PROPRI FIGLI NELLE SCUOLE dove non si corre questo pericolo.  Insomma quelle  dove non è garantita la pluralità delle  posizioni ma il pensiero unico, il loro.
Così si è espresso Berlusconi, ribadendo, se fosse necessario, il suo blasfemo corteggiamento alle scuole private e ai loro sensali : “A scuola ci sono gli insegnanti di sinistra, dunque le famiglie devono avere un bonus per mandare i propri figli nelle scuole private cattoliche”. Lo afferma durante l’apertura della campagna elettorale nel Lazio gongolante e con la sicumera che accompagna il suo vocabolario da piazzista, sempre più macchietta di se stesso. Il problema grave è che ancora oggi c’è chi è disposto a vedere in lui il difensore della morale cattolica o il difensore della famiglia.
Eppure ancora non basta, lo smantellamento delle pari opportunità che la scuola pubblica aveva garantito a quelli come me, figli di operai, che hanno sudato sui libri per costruirsi, passo passo, competenze critiche fuori dai recinti, laurearsi senza andare in Albania o nei diplomifici di proprietà di coloro che mandano i figli alle scuole elitarie,  oggi pare utopia.
Alla scuola  della Repubblica sono state sottratte risorse vitali,  sono rimasti solo  gli stipendi del personale  a pesare in modo massiccio sul bilancio della Pubblica Istruzione. Se ne lamentava, giovedì scorso da Santoro, Giorgia  Meloni la quale ha affermato che  i docenti sono troppi anche se, bontà sua, concordava sul fatto che sono fra i meno pagati in Europa. Ergo diminuiamoli ancora. Come  gestire le classi pollaio  con trenta studenti o ventisette più tre disabili poi non è problema suo. Tanto nelle scuole private, e quelle cattoliche ne sono un esempio, i disabili non sono graditi e gli studenti non sono certo accatastati.
Così , in queste miserrime considerazioni mi torna in soccorso Calamandrei quando dice che “Lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare ( le scuole private) , le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro”. Invece oggi lo Stato, rappresentato indegnamente da questa politica , pare preoccuparsi unicamente di sorvegliare gli insegnanti della scuola pubblica  con intenti punitivi e mortificanti. Cuiusque Tandem?
Beh, di certo sino a quando qualcuno non deciderà di restituire dignità all’unica professione capace di formare gli uomini e le donne del  futuro senza tarpare loro le ali.  Forse  anche da noi allora si potrà celebrarla in tutta la sua  pregnanza sociale come auspicava Calamandrei e come in questi giorni stanno facendo in Quebec dove  “Du 3 au 9 février, c’est la Semaine des enseignantes et des enseignants. Rendons-leur hommage pour la qualité remarquable de leur travail et de leur engagement auprès des élèves du Québec”. Non so voi ma io mi sento pervasa da un   incontrollabile desiderio di espatriare  per verificare se lo spirito di Calamandrei  non sia esiliato in Quebec.

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